Il mondo digitale per la decarbonizzazione italiana
Secondo Atos Italia la neutralizzazione climatica italiana vedrà un piano d’azione che fino al 2050 sarà guidato tutto dall’universo digitale.
La politica della green economy non ha dubbi: le nuove tecnologie salveranno il pianeta, dando una forte mano alla sostenibilità producendo un impatto di oltre il 50% su tutti i settori che hanno una sorta di influenza su quelli che sono stati riconosciuti come gli xfactor dell’inquinamento del nostro Paese.

La chiave di volta per un’economia in ripartenza ed una società sensibilmente sostenibile e concretamente resiliente saranno due: la trasformazione digitale e la green revolution.
Uno studio avveniristico con numeri alla mano.
Si parla di Net Zero Society, panorama in cui l’emissione zero sarà garantita dall’impegno dell’essere umano e i servizi forniti dalla digitalizzazione.
La ricerca “Verso una net zero society. Tecnologie e strategie digitali per un mondo a emissioni zero” condotta da Atos e The European House - Ambrosetti, per quantificare quale sarà l’impatto della digitalizzazione sul nostro pianeta ha dato i suoi frutti.
L’informatica potrà giocare un ruolo fondamentale nel processo di decarbonizzazione mondiale, in particolare - si legge in una nota - ciò sarà possibile se verranno realizzate 20 leve digitali strategiche tra le quali: Piattaforme Digitali, Automazione, IoT, IA, Digital Twin e High Performance Computer, che andranno ad incidere su 8 dei settori ritenuti a grande impatto ambientale nel nostro Paese, ovvero i trasporti, i consumi domestici, i processi industriali, fonti fossili generiche, settore elettrico, settore manifatturiero, rifiuti industriali e domestici.

I parametri in gioco nella ricerca
I fattori presi in considerazione che hanno concesso la valutazione dell’impatto positivo delle nuove tecnologie sull’ambiente, hanno preso forma in un modello complesso.
Definito un ‘prisma’ il modello propone sette dimensioni cruciali per il processo di decarbonizzazione ambientale: efficienza, elettrificazione, circolarità, rimozione CO2, infrastrutture, sostituzione fonti fossili, conservazione dell’energia.
Le stime, ovvero i conti alla mano, riportano che entro il 2050 la componente non digital sarà surclassata da quella tecnologica, la quale apporterà un contributo diretto e indiretto pari al 53,2% nell’abbattimento delle fonti inquinanti.
Nel particolare il 17,8% di queste verrà eliminato in maniera diretta dal digitale, mentre la porzione indiretta restituirà cifre pari al 35,4%

Quali ulteriori azioni per la tecnologia
Altra proposta importante è quella di una New Deal delle e-digital o digital skills, che può divenire concreta attraverso la creazione una formazione capillare di cittadinanza digitale, data science e coding, iniziando dagli albori, ovvero attraverso investimenti che mirino in primis a toccare le menti più giovani, quelle per intenderci della scuola dell’infanzia, mirando soprattutto contrastare l'alfabetizzazione informatica dei docenti, potenziando le creatività per i progetti e l’allocazione dei fondi Pnrr iniziando dal livello locale per approdare a quello nazionale.
Creare dei veri e propri poli di ricerca che divengano centri di eccellenza per lo sviluppo delle tecnologie digitali mirate al rinnovo sostenibile dei settori di trasporto, sistema elettrico e servizi ai cittadini.
Costruire un vero e proprio misuratore quantitativo dell’impatto del digitale sulla transizione ecologica stabilendo un ‘indicatore di performance’ che permetta anche un confronto costruttivo tra Paesi.

Atos ha un fatturato annuale che supera gli 11 miliardi di euro, contando in organico 107.000 dipendenti posizionandosi così leader nella trasformazione digitale.
I suoi servizi contribuiscono all’eccellenza scientifica tecnologica, così oggi, in un momento in cui il tema del futuro sempre più green è oramai caro a tutte le generazioni, non si può che credere e contare sulle proposte lanciate dai colossi della ricerca tecnologica.